Nella seconda metà del 2002 nascono le televisioni di strada, fenomeno che entra presto in contatto col vasto movimento dei mediattivisti.
A Gaeta, Tele Monte Orlando, fu uno dei primi e sicuramente dei
più riusciti esempi di "televisione dal basso", aggregando
attorno a sé il consenso della popolazione e le energie di un
gruppo eterogeneo di soggetti.
:: le telestreet ::
Telestreet si definisce Macchina Immaginativa Non Omologata. Telestreet deve rivendicare il diritto alla comunicazione come spazio pubblico. L'esperienza di Telestreet costruisce le condizioni sociali a partire dalle quali diverrà possibile chiedere alle istituzioni pubbliche di fare il proprio dovere democratico cioè permettere ai cittadini di esprimersi, di comunicare, di scambiarsi messaggi, di creare nuclei di attenzione, punti di attraversamento mediatico. Telestreet è la sperimentazione di un modello di comunicazione orizzontale fortemente legata alla dimensione territoriale, eppure al tempo stesso aperta al paradigma della rete.
Occorre affermare il principio che la comunicazione è uno spazio
pubblico. I cittadini hanno diritto di accedervi come pubblico ma anche
come produttori. Perciò le istituzioni pubbliche devono
garantire ai gruppi di mediattivismo socialmente diffuso l'accesso
all'etere e alla banda digitale. Comuni e Regioni in primo luogo
possono farlo: il suolo nel quale le aziende private di cablazione
depositano i loro cavi è suolo pubblico e la legge prevede che
le istituzioni pubbliche detengano la proprietà e l'utilizzo di
una parte della larghezza di banda.
La vicenda italiana ci insegna che se viene cancellata la
possibilità di accesso pubblico ai mezzi di comunicazione di
massa, si apre la possibilità di un egemonia totale sul sistema
di comunicazione. Perciò è fondamentale rendere possibile
a coloro che non hanno grandi mezzi finanziari di operare nel campo
della comunicazione sociale in condizioni di parità con i grandi
gruppi privati. L'etere e la banda larga dovrebbero essere messe a
disposizione dell'accesso pubblico gratuitamente in qualità di
fornitori di informazione. Le istituzioni dovrebbero persino appoggiare
economicamente le realtà di produzione comunicativa che sono
già nate e che stanno crescendo che sarebbero in grado di
funzionare sia come strumenti per l'informazione locale che come punti
di emittenza aperti alla rete globale.
:: tele monte orlando ::
Nella specifica realtà locale gaetana, TMO sostiene queste cause, insieme ad altri importanti motivi che si mescolano (e talvolta confliggono) tra di loro. Come la rivalutazione in chiave meridionalista della storia, la lotta contro il sistema sociale spettacolarizzato, l'autovalorizzazione del territorio, la spinta per una maggiore trasparenza amministrativa. Come disse Carlo Freccero in un convegno di telestreet all'università Roma Tre, TMO è una televisione "parzialmente locale e parzialmente situazionista". Che si è ritrovata, volente o nolente, a dover fare i conti con i bisogni collettivi e le ambizioni personali.
TMO si sta costituendo come libera associazione, con "finalità
di comunicazione e informazione sociale, umana, civile, culturale, di
ricerca storica e di ricerca sperimentale nel campo delle tecnologie
mediali". Ha commesso incidenti sul suo cammino, si è parlato di
polemiche, epurazioni, sabotaggi ecc. ecc.
Probabilmente oggi TMO rischia già di essere qualcosa d'altro,
un ibrido tra il broadcasting e il comunitario a livello ultralocale.
TMO è una ricchezza da conservare e da saper maneggiare
perché accende la critica, turba gli interessi consolidati,
alimenta la discussione che è il sale della democrazia. E
proprio chi ne fa parte dovrebbe (o già doveva?) guardarsi dai
rischi di una normalizzazione che a molti non dispiacerebbe, magari con
la scusa della professionalità e dell’aplomb politico.
:: il blog tmowatch ::
Il progetto tmowatch (sotto forma di un blog quasi quotidianamente aggiornato) è nato quasi per caso. Osservando, monitorando e interrogandosi sulla novità della tv di strada gaetana. Si è poi trasformato in un punto privilegiato di analisi del "fenomeno TMO", visto allo stesso tempo come spettatori, come compartecipanti, come studiosi di comunicazione.
Una testimonianza (ancora aperta) della nascita e dell'evoluzione di
una realtà televisiva impiantata per caso e per gioco in una
realtà sociale come quella di Gaeta, tranquilla città di
mare, vecchia fortezza decaduta, periferia dell’audience. Le
innovazioni del linguaggio, la promozione di se stessa, la diffusione
sociale, il declino, le cadute e la riformulazione della sua spinta
iniziale.
Oggi, quella di TMO e della telestreet, e del rapporto tra
comunicazione e vita, è una storia ancora aperta e da combattere.
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