Pagliarini: macché macroregione, i governatori del Sud vogliono solo spremere più soldi allo Stato.
Il Coordinamento delle Regioni del
Sud? Sia il benvenuto, se si tratta di uno strumento per ottenere
più autonomia da Roma. Ma per Giancarlo Pagliarini, deputato
leghista, già ministro del Bilancio nell’avventura del
primo governo Berlusconi ed esperto di economia per il Carroccio, i
dubbi sono tanti.
L’iniziativa ordita da Antonio
Bassolino, ’o governatore campano, non è infatti la prima
in questo senso.
«Ricordate quando lanciò il “manifesto di
Eboli” nel marzo del 2000? - racconta Pagliarini - Fu una cosa
scandalosa, tanto più che arrivava da un politico che dovrebbe
essere di sinistra...».
Perché la scandalizzò
tanto quel manifesto, onorevole Pagliarini? Di cosa si trattava?
«In sostanza, i candidati presidenti regionali del centrosinistra
si trovarono a Eboli e sottoscrissero un manifesto con il quale, al di
là di tanti bei proclami, chiedevano che i criteri di
finanziamento dell’Unione europea alle zone disagiate venissero
rivisti».
Per quale motivo? Non ne avevano
già a sufficienza di fondi europei, magari poi inutilizzati per
mancanza di progettualità?
«È qui il punto, e premetto che, se questo coordinamento
avesse un obiettivo progettuale, ne sarei ben contento. Se si
riunissero per arrivare a una strategia comune nel combattere
l’evasione fiscale mostruosa che hanno, o per decidere le
infrastrutture turistiche da realizzare, bene. Ma no, all’epoca
di Eboli il problema di Bassolino e dei suoi amici era
tutt’altro. Cosa stava infatti succedendo? Che si stava
avvicinando pericolosamente l’allargamento dell’Unione
europea ad Est...»
Pericolosamente per chi?
«Per chi, come il Meridione, vive di evasione fiscale e di lavoro
nero. I finanziamenti Ue vengono infatti erogati in base al Pil di una
data zona. Ora, i Paesi dell’Est avevano un Pil inferiore a
quello delle regioni meridionali, per cui i soldi europei stavano per
prendere un’altra strada».
Quale fu dunque la richiesta di
Bassolino e degli altri candidati governatori per il centrosinistra?
«Molto semplice: di non usare più il Pil come criterio per
decidere la ripartizione dei fondi, bensì il numero di
disoccupati. Come a dire: “noi siamo più ricchi
dell’Est Europa perché produciamo più ricchezza, ma
siccome da noi il lavoro nero è altissimo e la disoccupazione
ufficiale pure, con i criteri attuali perdiamo
finanziamenti”».
Non avranno detto proprio così,
almeno per l’evasione fiscale...
«No, certo, ma il ragionamento implicito è questo e la
sostanza del ragionamento è questa: cambiare i criteri di
ripartizione dei fondi per gabbare gli europei dell’Est che sono
più poveri dei meridionali italiani. E ancora più
scandaloso è che questa proposta sia arrivata da persone di
sinistra...».
Torniamo all’incontro tra i
governatori del Sud: si va verso la macroregione del Sud, come
auspicato ad esempio dal professor Gianfranco Miglio anni fa?
«Magari, ne sarei ben felice. Come sarei ben felice se questo
progetto fosse improntato ad ottenere maggior autonomia da
Roma...».
Non crede che sarà così?
«Ho i miei dubbi, anzi. Credo al contrario che l’obiettivo
sia quello di coordinarsi per cercare di spremere ancora più
soldi allo Stato. Speranza vana peraltro...».
Per quale motivo?
«Perché non ce ne sono più di soldi. Stiamo
attraversando una crisi di competitività che dura da
vent’anni, le aziende al Nord stanno chiudendo. Guardi nel
tessile cosa succede: a Como, a Varese, aziende storiche chiudono i
battenti, la produzione di ricchezza è ferma, l’economia
stagnante. Insomma, non c’è più niente da
ciucciare».
Insomma, niente macroregione del Sud
secondo lei?
«Ma figurarsi, se lo facessero avrebbero tutto il mio appoggio.
Loro si fanno lo Stato del Sud, noi la Padania e vivremmo tutti meglio.
Ma non lo faranno mai, perché non conviene loro farlo».
Eppure c’è stato un
momento nel quale siamo stati vicini a una soluzione del genere...
«Sì, era il 28 giugno 1996 e il governo nel quale era
ministro Ciampi pensava di non aderire immediatamente all’euro,
dal momento che i conti pubblici erano disastrosi: l’intenzione
era quella di restare fuori dall’euro in un primo momento per
sistemare i conti e l’economia e poi entrare nella moneta unica
in un secondo momento. La Lega chiese che fosse il Nord a entrare
nell’euro, perché poteva permetterselo, mentre il Sud ne
sarebbe rimasto fuori in attesa di tempi migliori. Non si volle fare, e
l’Italia finì con l’entrare nell’area euro da
subito, troppo in fretta per poter rimettere in sesto l’economia
di tutto il Paese, Oggi stiamo ancora pagando le conseguenza di quella
scelta frettolosa».
Degli otto governatori riuniti a
conferenza, ben sei sono di centrosinistra, e anche i due di
centrodestra concordano con i colleghi. Perché al Nord non si
è mai fatta una cosa del genere? Eppure l’idea di un
coordinamento delle Regioni del Nord fu lanciata tempo fa dalla Lega...
«Non saprei dire perché. Si vede che i nostri governatori
non ne hanno mai sentito il bisogno... Eppure sarebbe stata una cosa
molto utile. Mi ricordo solo che ogni volta che Bossi piuttosto che
Calderoli ne hanno parlato, sono stati subissati dai soliti insulti:
“siete dei razzisti”, “sarebbe una secessione
mascherata” e così via. Se lo fanno al Sud, invece va
tutto bene».
Bassolino ci tiene a far sapere che la
Padania non esiste, a differenza del Mezzogiorno...
«Buona questa... provi però a pensare che se la Padania
non esistesse i suoi compaesani non avrebbero più la
pensione».
Sarebbe a dire?
«Mi riferisco a uno studio del sottosegretario Brambilla sui
contributi sociali versati da ogni regione e raffrontati alle pensioni
incassate. Bene, se lei va a vedere, scoprirà che la Lombardia
versa 99 euro in contributi sociali e riceve 100 di pensione. Il Veneto
addirittura versa 102 e riceve 100. Poi va a vedere la Calabria, la
Sicilia o la Campania si Bassolino e vede che ricevono 100 di pensione
ogni 27 o 30 euro versati... In totale tre regioni meridionali come la
Sicilia, la Campania e la Puglia ricevono ogni anno dalla Padania
trasferimenti per pagare le loro pensioni pari a ventisettemila e
trecento miliardi delle vecchie lire, novemila solo alla Campania.
Questo ogni anno... Pensi allora un po’ se la Padania non
esistesse, se - come diceva Miglio - un bel momento girassimo tutti
tacchi e ce ne andassimo a vivere e a lavorare in un altro Paese. Me lo
dica Bassolino come gliele pagherebbe le pensioni ai suoi concittadini.
In compenso i padani non hanno ancora visto la Bre.be.mi
(l’autostrada che dovrebbe collegare direttamente Brescia Bergamo
e Milano, ndr) o la tangenziale di Mestre. La prima costerebbe 150
miliardi di lire, la seconda duemila: come a dire che noi padani ogni
anno trasferiamo a quelle tre regioni del Sud l’equivalente di 23
tangenziali di Mestre o di 182 autostrade Bre.be.mi».
E questo solo per le pensioni?
«Già... altro che venire a dire che la Padania non esiste.
Dovrebbero fare in ogni Paese un monumento al “Padano che
lavora”, e invece non ci dicono neanche grazie».
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