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Pubblichiamo un interessante lavoro di Gilberto Oneto: "Indagine sul tema delle suddivisioni delle entità componenti una federazione italiana" tratto da "Quaderni Padani - Anno I, N. 1 - Estate 1995 - pag. 17-23".

Gilberto Oneto è una delle menti più brillanti della intellighenzia leghista e dai suoi interventi c'è sempre da imparare qualcosa. D'altronde bisogna riconoscere che negli anni novanta furono proprio Oneto e altri intellettuali vicini alla Lega Nord (insieme ad alcuni studiosi cattolici) che assestarono un grosso colpo allo scardinamento dell'oleografia risorgimentale, aprendo la strada ad una revisione della storia patria.

In basso abbiamo riprodotto in formato jpg le pagine della rivista che contenevano il lavoro.

Buona lettura e tornate a trovarci.

Webm@ster, RdS 14 luglio 2006
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Fonte:
Quaderni Padani - Anno I, N. 1 - Estate 1995 - pag. 17-23

Indagine sul tema delle suddivisioni delle entità
componenti una federazione italiana

di Gilberto Oneto

Di questi tempi si fa un gran parlare di federalismo, si dicono convertiti a questa dottrina personaggi di ogni provenienza: addirittura vecchi catenacci del peggior centralismo borbonico si riempiono la bocca di presidenzialismo e federalismo.

Tutti parlano di riforma dello stato, in tanti si cimentano (con o senza competenze) nel delineare ideali architetture costituzionali distribuendo competenze e poteri fra i diversi livelli istituzionali; solo in pochi però si occupano seriamente di uno dei nodi più importanti e delicati della riforma: la suddivisione geografica dei soggetti del nuovo assetto federale.

Discussioni e ragionamenti sulla divisione delle competenze, sui rapporti di potere costituzionale e sull'organizzazione della struttura dello stato sono intriganti e possono scatenare passioni ideologiche e creare fazioni; restano in ogni caso esercitazioni intellettuali o studi seri, utili, stimolanti e costruttivi che non presentano però reali livelli di pericolosità. Questi si raggiungono infatti solo quando ci si addentra sul terreno delle divisioni territoriali delle entità fisiche degli elementi che devono comporre la federazione.

È terreno minato su cui è pericoloso addentrarsi e che però costituisce la vera discriminante di ogni riforma, la cartina al tornasole della rivoluzione federalista, il nodo spinoso su cui si confrontano passioni e reali volontà al cambiamento.

È da sempre il vero punto di attrito di tutte le ipotesi federaliste, fin dal loro primo apparire sulla scena politica italiana più di un secolo e mezzo addietro.

Non si vuole qui ancora entrare nel merito della opportunità dei progetti: si vuole solo effettuare una escursione documentale sulle varie proposte che sono emerse, a partire dalla metà del secolo scorso, ogni volta che si è in qualche modo affrontata la questione del riassetto federale della penisola italiana.

Tavola 1: Federazione degli Stati preunitari (Carlo Farini, Vincenzo Gioberti, Massimo D'Azeglio, Gino Capponi, ecc.)

Tavola 1: Federazione degli Stati preunitari
(Carlo Farini, Vincenzo Gioberti, Massimo D'Azeglio, Gino Capponi, ecc.)
1) Sardegna; 2) Lombardo-Veneto; 3) Parma-Piacenza- Guastalla; 4) Modena; 5) Lucca; 6) Toscana; 7) Stato della Chiesa; 8) Due Sicilie

Esistono numerosissime proposte emerse nell'epoca delle più attive discussioni sul federalismo, prima e durante la fase risorgimentale, ma anche progetti apparsi più tardi e soprattutto ci sono quelle più recenti, frutto dei rivitalizzati dibattiti di questi ultimi anni.

Tutte le ipotesi rintracciate insistono su tre ricorrenti filoni di pensiero principali, impiegati nel delineare i confini interni allo stato federale.

Esistono infatti un filone che si basa su considerazioni di carattere storico, uno etnolinguistico ed infine uno più preoccupato degli aspetti funzionali.

Tavola 2 Assetto etnolinguistico

Tavola 2 - Assetto etnolinguistico

1) Arpitania Occitania; 2) Padania; 3) Veneto; 4) Tirolo; 5) Ladinia; 6) Friuli; 7) Slovenia; 8) Toscana: 9) Italia; 10) Sicilia; 11) Sardegna 

Il primo si rifà alle suddivisioni storiche della penisola, sia a quelle degli stati preunitari che a confini più antichi che hanno mostrato notevole costanza nel tempo.

Il secondo pone le differenze etnolinguistiche e culturali dei popoli che abitano la penisola al rango di elemento prioritario su cui ricostruire la geografia amministrativa.

Occorre a questo proposito osservare come i confini etnolinguistici somiglino molto per certe aree a quelli storici ma come presentino anche talora alcune sostanziali differenze la cui costanza nel tempo pone problemi di interpretazione soprattutto in zone complesse come quelle alpine.

Il terzo si basa sostanzialmente su considerazioni di funzionalità amministrativa e di equilibrio dimensionale. Esso cerca di creare unità che abbiano equivalente peso in dimensioni, numero di abitanti e in potenzialità economiche.

Si tratta di un criterio di derivazione giacobinobonapartista che da noi ha dato vita sia alle attuali regioni che alle province (eredi dei dipartimenti) e che denota la persistenza di un latente pericolo centralista : una struttura fatta di componenti di uguale peso infatti rischia troppo spesso di collocarsi in una costruzione piramidale centralista ed autoritaria.


1) Alta Italia (Savoia); 2) Italia Centrale (Lorena); 3) Bassa Italia (Borboni)

Tavola 3 - Progetto delle Tre Italie 

(Luigi Torelli, Camillo Benso di Cavour, ecc.)

1) Alta Italia (Savoia); 2) Italia Centrale (Lorena); 3) Bassa Italia (Borboni)

Tutte le innumerevoli proposte formulate nel tempo ruotano attorno a questi criteri, sono l'espressione di uno o più di essi, o sono almeno quelle migliori una formulazione articolata che tiene conto della complessità delle varie esigenze. Progetti storici Le prime proposte in ordine di tempo sono tutte fortemente influenzate dallo stato di fatto delle suddivisioni territoriali dell'epoca. Formulate prima delle vicende che hanno portato alla formazione dello stato italiano, esse non possono che fare sostanziale riferimento alla situazione preunitaria risultante dalle decisioni prese al Congresso di Vienna (Tav. 1).

Quasi tutti i primi pensatori federalisti fanno riferimento a questo assetto non fosse altro che per un motivo di opportunità politica e di preoccupazione per il successo del progetto.

Così i vari Carlo Farini, Vincenzo Gioberti, Massimo d'Azeglio, Gino Capponi, Cesare Balbo, Antonio Rosmini, ecc. si sono basati nei loro progetti di federazione sull'accettazione di questo stato di fatto introducendo al più talune minori variazioni come l'accorpamento dei piccoli stati emiliani o la revisione dei confini fra il LombardoVeneto e l'Impero Asburgico (interessanti in sostanza l'Istria e la Dalmazia).


Tavola 4 Assetto di Plombieres (1858)

Tavola 4 Assetto di Plombieres (1858)

1) Regno dell'Alta Italia; 2) Regno dell'Italia Centrale; 3) Stato della Chiesa; 4) Regno di Napoli 

Si deve comunque riconoscere come l'assetto dato dal Congresso di Vienna (e risultato da un lungo processo di assestamenti successivi) ricalchi in qualche modo sia la situazione etno linguistica che la vocazione storica delle diverse aree della penisola: più autonomistica (e quindi frammentata politicamente) al nord e più unitaria e centralista al sud (Tav. 2). Appena più elaborata è la proposta delle "Tre Italie" di Camillo Benso di Cavour, Luigi Torelli ed altri (fra cui Proudhon) che si basa su (ed è base) di una concezione che è assai radicata nella cultura popolare e che resta costante nel tempo. Si tratta di una suddivisione che comincia a tenere conto di tutte le realtà storiche ed etnolinguistiche ma anche dell'esigenza di un equilibrio funzionale fra le componenti della federazione che avrebbero uguale peso geografico e limitato squilibrio demografico (Tav. 3). Evidentemente influenzato dal Cavour è il progetto di assetto formulato negli accordi di Plombieres e sostenuto da un federalista della statura di Giuseppe Ferrari. 


1) Settentrione (Savoia); 2) Centro e Sardegna; 3) Roma (Pontefice); 4) Meridione e Sicilia

Tavola 5 - Progetto di Vincenzo Savagnoli (1859)

1) Settentrione (Savoia); 2) Centro e Sardegna; 3) Roma (Pontefice); 4) Meridione e Sicilia


Esso ripropone lo schema delle "Tre Italie" con l'aggiunta di parte dello Stato Pontificio (essenzialmente il Lazio), mantenuto come entità federale (Tav. 4).

Un peculiare corollario allo schema delle "Tre Italie" è rappresentato dalla proposta di Vincenzo Salvagnoli (1859) che, per accentuare l'equilibrio demografico fra le varie componenti, collega l'Emilia con l'Italia centrale (caso invero unico nel panorama dei progetti storici) e propone Roma come capitale federale. Questo ultimo elemento costituisce una ricorrenza comune che viene riproposta anche nel tentativo di conservare in qualche modo lo Stato della Chiesa (Tav. 5). Ai progetti di tripartizione si contrappone con uguale successo (e frequenza di proposizioni) quello delle "Due Italie" che trova il proprio supporto principale nella presa d'atto della divisione etnolinguistica e culturale di cui Costantino Nigra è stato uno fra i primi studiosi (Tav. n.6). Questa pone speciale enfatizzazione nella ripartizione fra celtolatini e latini meridionali ed istituzionalizza il confine linguistico che attraversa la penisola fra Senigallia e Massa (la cosiddetta "Linea Gotica") e che divide in due l'intera area linguistica romanza. 


Tavola 6 Suddivisione di Costantino Nigra 1) Italia Superiore; 2) Italia Inferiore

Tavola 6 - Suddivisione di Costantino Nigra 

1) Italia Superiore; 2) Italia Inferiore


Questa distinzione fra "Italia europea" ed "Italia mediterranea" è alla base di tutti i successivi progetti di divisione inizialmente formulati da un gruppo di scrittori di scuola positivista (Alfredo Niceforo, Cesare Lombroso, Enrico Ferri ed altri) e che hanno trovato grande successo sopratututto presso la cultura di sinistra.

Si sono infatti largamente basati su questo schema di bipartizione i progetti di riforma istituzionale di Filippo Turati e di Gaetano Salvemini ma anche quello di Antonio Gramsci che ha dato origine alla proposta presentata al Congresso di Lione del PCI con la sola variante (peraltro piuttosto diffusa) costituita dall'autonomia della Sicilia e della Sardegna.

Anche questa delle "Due Italie" è rimasta una delle idee più ricorrenti e radicate nell'immaginario popolare (Tav. 7).

Un caso del tutto singolare nel panorama dei progetti ottocenteschi è costituito dall'assetto proposto da Carlo Cattaneo nel quale si ritrovano suddivisioni risultanti da una serie di peculiarità culturali del grande pensatore lombardo (Tav. 8).


1) Settentrione; 2) Meridione; [3) Sardegna; 4) Sicilia]

Tavola 7 - Progetto delle Due Italie 

(Alfredo Niceforo, Cesare Lombroso, Enrico Ferri, Filippo Turati, Antonio Gramsci, ecc.)

1) Settentrione; 2) Meridione; [3) Sardegna; 4) Sicilia]


La prima di queste è rappresentata dalla preoccupazione di avere un sufficiente numero di soggetti in modo da impedire che uno degli stati federati possa (per dimensioni o capacità di potere) prevalere sugli altri. L'altra gli viene dalla sua cultura storica che identificava i grandi centri di irradiazione civica soprattutto nel nord, nel Piemonte, in Lombardia e nel Veneto, cui riconosceva grandi valenze di entità autonome che nel caso del Piemonte venivano un po' forzate ed influenzate dall'avversione del Cattaneo per i Savoia e per le idee fusioniste.

Progetti contemporanei Negli anni a noi più vicini c'è stato un grande rifiorire di idee federaliste che hanno anche generato qualche interessante proposta di suddivisione amministrativa diversa.

Il primo di questi progetti è stato quello originario della Lega Nord che prevedeva la formazione delle Repubbliche del Nord, del Centro e del Sud e che riprendeva una delle immagini più forti e ricorrenti (quella delle "Tre Italie") presenti nella coscienza popolare. Risulta però strano ed incomprensibile come una forza politica che pure era nata in ambiente culturale autonomista abbia potuto ignorare le istanze autonomistiche "storiche" e come abbia ipotizzato l'unione della Toscana con la Padania (Tav. 9).


Tavola 8 L'Italia Federale di Carlo Cattaneo

Tavola 8 - L'Italia Federale di Carlo Cattaneo


1) Repubblica del Nord; 2) Repubblica del Centro; 3) Repubblica del Sud

Tavola 9 - Progetto originario Lega Nord

1) Repubblica del Nord; 2) Repubblica del Centro; 3) Repubblica del Sud


Tavola 9 - Progetto originario Lega Nord

Tavola 10  - Fondazione Agnelli

1) Piemonte-Liguria-Val d'Aosta; 2) Lombardia; 3) Veneto- Friuli-Trentino-Südtirol; 4) Emilia-Romagna; 5) Toscana-Perugia; 6) Marche-Abruzzi-Molise; 7) Lazio- Terni; 8) Campania; 9) Puglia-Basilicata; 10) Calabria; 11) Sicilia; 12 Sardegna


La parte più rudimentale del progetto è però costituita dalle denominazioni proposte che ignorano ogni sedimentazione della toponomastica storica per adagiarsi su banali denominazioni "italocentriste".

Di fronte all'avanzata delle istanze federaliste spesso capziosamente bollate come separatiste la "cultura ufficiale" ha cominciato ad attrezzarsi elaborando delle revisioni territoriali basate essenzialmemnte su princìpi funzionalisti e tecnocratici. È emblematica in questo senso la presa di posizione della Fondazione Agnelli (dicembre 1992) che si è cimentata in una coraggiosa opera di "razionalizzazione del razionale" proponendo una risuddivisione delle regioni italiane e riducendone il numero da venti a dodici (Tav. 10).

È chiaro che questa proposta non tiene in nessun conto le preesistenze storiche, le peculiarità etnolinguistiche e culturali, nè le tradizioni autonomiste più forti (Tirolo e Valle d'Aosta) basando la propria architettura amministrativa solo su considerazioni di ordine demografico (maggior equilibrio numerico fra gli abitanti), di continuità e convenienza geografica e di compatibilità economica e produttiva.


Tavola 11 - Progetto di Assago

Tavola 11 - Progetto di Assago
1) Valle d'Aosta; 2) TrentinoSüdtirol; 3) Repubblica del Nord; 4) Etruria; 5) FriuliVenezia Giulia; 6) Repubblica del Sud; 7) Sicilia; 8) Sardegna

 

Si dà qui vita ad una sorta di neoregionalismo efficientista che si pone come contrapposizione al federalismo autonomista basato sul riconoscimento delle diversità locali.

Contro queste manifestazioni di cultura funzionalista che avvengono anche al suo interno (è sintomatica la riapparizione di tesi regionaliste al convegno sul "Nuovo Federalismo Europeo" tenuto a Stresa il 25 e 26 giugno del 1993), la Lega Nord ufficializza (e in parte sconfessa quasi subito) il progetto redatto dal professor Miglio noto come "Progetto di Assago" (11 dicembre 1993) che prevede la creazione di tre macroregioni e la conservazione delle cinque regioni a statuto speciale esistenti (Tav. 11).

Si tratta come appare subito evidente di una riproposizione del ricorrente assetto delle "Tre Italie" reso più sofisticato dal riconoscimento delle autonomie "storiche" più forti, accettate però senza ulteriori approfondimenti.

Per la prima volta si dà poi all'Italia centrale la denominazione (e la connotazione) di Etruria ricominciando a formulare un distinguo storico e linguistico fra la Toscana (eventualmente estendibile ai confini dell'antica Etruria) e il resto della parte centrale della penisola.


Tavola 12 Proposta costituzionale "Speroni"

Tavola 12 - Proposta costituzionale "Speroni"
1) Piemonte; 2) Veneto Trentino Südtirol Friuli; 3) Emilia Toscana; 4) Romagna Marche Umbria Lazio; 5) Abruzzi Molise Puglia Basilicata; 6) Campania Calabria; 7) Sicilia; 8) Sardegna; 9) Lombardia


L' assetto di Assago non riesce però ad arrestare il processo di penetrazione corrosiva del neoregionalismo efficientista e centralista che prosegue il suo incistamento anche all'interno della Lega. Questa finisce così per allontanarsi da ogni istanza autonomista basata su realtà storiche, culturali ed etnolinguistiche che ripudia ufficialmente con il progetto di revisione costituzionale presentato dal senatore Enrico Speroni all'Assemblea Federale di Genova del 6 novembre 1994 (Tav. 12).

Il progetto riprende quello della Fondazione Agnelli esasperandone la ricerca di efficientismo amministrativo da raggiungere mediante l'accorpamento delle regioni esistenti che riduce a nove, esibendosi in alcuni funambolismi di geografia politica degni di nota.

Piuttosto ardite risultano infatti la ricostituzione dei confini dello Stato della Chiesa e l'inedita unione fra Emilia e Toscana (il confine dell'Appennino ha costituito una delle più forti costanti della storia d'Italia) e alcune altre stravaganze geografiche. Assai più grave risulta la scomparsa definitiva ad ogni riferimento alle autonomie storiche ed etnolinguistiche che vengono eliminate in un processo di razionalismo dai connotati poco autonomisti.


Tavola 13 - Proposta «Fondazione Italia Federale

Tavola 13 - Proposta "Fondazione Italia Federale"

1) Valle d'Aosta; 2) Valle Padana; 3) Italia Centrale; 4) Trentino Südtirol; 5) Friuli Venezia Giulia; 6) Italia Meridionale; 7) Sicilia; 8) Sardegna 


È sintomatico che la stampa ed i mezzi di informazione "di regime", che si sono accaniti contro questo progetto, non abbiano fatto nessuna di queste considerazioni ma che si siano prodigati nel sottolineare dettagli del tutto irrilevanti come la mancanza di continuità geografica fra la Campania e la Calabria.

L' idea delle "Tre Italie" ricompare nel progetto redatto da Gianfranco Miglio per la Fondazione Italia Federale che ripropone lo schema di Assago con maggiore definizione e con l'istituzionalizzazione dell'allargamento dell'Etruria a gran parte dell'Italia centrale (Tav. 13).

Sugli stessi princìpi si fonda anche la proposta "padanista" illustrata sul numero 4 di Ethnica (Autunno 1994) ed in seguito ulteriormente delineata (Tav. 14). Essa parte dalla costante rappresentata dall'idea di tripartizione di cui però comincia ad elaborare con più precisione le modalità di costituzione dei confini. Restano i riconoscimenti delle forti identità delle isole e viene proposta la creazione di un territorio federale attorno a Roma.


Tavola 14 Progetto "Padanista"

Tavola 14 Progetto "Padanista"

1) Padania; 2) Etruria; 3) Distretto Federale; 4) Italia; 5) Sicilia; 6) Sardegna


La Padania viene proposta come entità unica all'interno della quale siano riconosciute peculiarità ed autonomie ed anche ampi diritti di autodeterminazione. La Padania viene cioè vista come un elemento unitario nei suoi rapporti con la struttura federale ma libero di riorganizzarsi al proprio interno secondo costruzioni amministrative più aderenti alle riconosciute diversità dei sei gruppi di popoli che la abitano.

In questa flessibilità di organizzazione non può non trovare coerente ospitalità la più ampia disponibilità alla revisione dei suoi confini esterni sulla base di oggettive realtà culturali, storiche ed etnolinguistiche e soprattutto del riconosciuto rispetto della effettiva volontà dei cittadini.

In questo progetto si fondono con equilibrio storia e cultura, realtà etnolinguistiche e razionalità socio economica, oltre che il ricomoscimento della forza della geografia e della inossidabilità nella coscienza popolare dell'immagine delle "Tre Italie".



Indagine sul tema delle suddivisioni delle entità componenti una federazione italiana
Indagine sul tema delle suddivisioni delle entità componenti una federazione italiana
Indagine sul tema delle suddivisioni delle entità componenti una federazione italiana
Indagine sul tema delle suddivisioni delle entità componenti una federazione italiana





Nicola Zitara mi chiese diverse volte di cercare un testo di Samir Amin in cui is parlava di lui - lho sempre cercato ma non non sono mai riuscito a trovarlo in rete. Poi un giorno, per caso, mi imbattei in questo documento della https://www.persee.fr/ e mi resi conto che era sicuramente quello che mi era stato chiesto. Peccato, Nicola ne sarebbe stato molto felice. Lo passai ad alcuni amici, ora metto il link permanente sulle pagine del sito eleaml.org - Buona lettura!

Le développement inégal et la question nationale (Samir Amin)










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