Una tesi continua ad imperversare in questi giorni sulla stampa nazionale: il Lombardo-Veneto autonomo.
Lo stesso Presidente del Veneto, a seguito dello stillicidio di comuni
veneti che stanno cercando di “secedere” in Trentino, ha
dichiarato recentemente di voler lui stesso “secedere” con
tutta la Regione, diventando, per l’appunto, come il Trentino.
Ma dal punto di vista finanziario qual è questo modello
Trentino, ovvero quali sono i possibili vantaggi finanziari che possono
derivare da una eventuale applicazione di una autonomia regionale
simile a quella attuale del Trentino-Alto Adige?
Il Trentino incassa il 90% di tutte le imposte erariali riscosse sul
suo territorio, cioè le imposte sul reddito delle persone
fisiche e giuridiche, l’Iva e le altre imposte indirette, ma a
fronte di queste entrate si fa carico direttamente di una quota molto
maggiore di spese rispetto al resto delle Regioni italiane.
Per esempio il Trentino si finanzia la sanità,
l’istruzione, la finanza locale, l’assistenza ed ha
competenze maggiori delle altre Regioni anche in campi quali i
trasporti locali ed il territorio.
Ovviamente in questa fase è impensabile concepire una
Macroregione Due Sicilie che dovesse finanziarsi autonomamente le
proprie spese con il 90% delle imposte riscosse attualmente sul suo
territorio.
Quindi l’unica strada da percorrere è quella
dell’autonomia delle politiche fiscali che, anche
all’interno della UE a 25, sono inevitabilmente concorrenziali
fra i singoli Stati.
Una autonomia quindi che favorisca l’attrazione degli
investimenti diretti dall’estero di quei Paesi, occidentali e
non, che vedano nelle Due Sicilie una testa di ponte, non solo
logistica, per lo sviluppo delle proprie economie; quelle
occidentali (Nord Europa o USA) potrebbero intravedere nelle Due
Sicilie l’opportunità di un naturale sbocco verso il
mercato nordafricano e mediorientale, quelle orientali (Cina ed India
per esempio), la possibilità per una creazione di una base per
l’ingresso nel ricco mercato unitario europeo.
Fatte salve queste opportunità i passi da percorrere sono quelli
già più volte indicati e sui quali si vuole ancora
insistere:
1) creazione di una Macroregione Due Sicilie che raggruppi le sette
Regioni meridionali e che faccia da organismo identitario per le
popolazioni che per più di 7 secoli sono rimaste a vario
titolo unite;
2) questa Macroregione dovrebbe avere ampie autonomie (vedi per esempio
il succitato caso del Trentino) sia di entrata che di spesa;
soprattutto dovrebbe avere proprie politiche fiscali che la possano
mettere in concorrenza con gli altri Paesi dell’Unione Europea
dotati della stessa capacità economica, diversificandola per
questo dalle altre Regioni italiane il cui target, invece, sono le
nazioni più ricche del Nord Europa.
Il Lombardo-Veneto sta già pensando alla creazione di una propria Macroregione, tocca quindi sfruttare il momento favorevole a questa ipotesi per incominciare ad investire nel nostro futuro esattamente come fanno gli altri Paesi al mondo.
Basta osservare il livello attuale di sviluppo delle altre economie che
dieci o venti anni fa erano considerate povere, vedi l’Irlanda,
la Spagna, la Grecia, la Slovenia e che oggi sono più avanzate
delle nostre Due Sicilie.
La via dell’autonomia porta allo sviluppo perché
libererebbe, psicologicamente, le potenzialità ancora inespresse
delle popolazioni meridionali da parecchio tempo abituate ad aspettarsi
che a Roma (ed al Nord) decidano del loro futuro.
E’ arrivato il tempo propizio per muoversi in questa direzione
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