Il Mezzogiorno torna in pompa magna nell'agenda politica nazionale. Ci ritorna perché la Casa delle Liberta, in attesa di affasciarsi in un improbabile partito unico, scopre che il dualismo vero sta intanto nel persistente deficit di sviluppo delle regioni del Centro-Sud del Paese. Siccome i suoi principali guai elettorali qua si registrano, e cosa dunque buona e giusta far resuscitare, benché sotto altro nome, la buonanima del ministero che dovrà occuparsene.
E ci ritorna perché il presidente della Campania Antonio
Bassolino ha promosso un forum di tutti i suoi colleghi, abitualmente
in carica sotto il Garigliano. Non un nuovo soggetto istituzionale, si
e tenuto con cautela a dire nella conferenza stampa che ha concluso
I'incontro. cui s'intende dare seguito, ma una riunione periodica per
inventariare problemi, programmare azioni, rivendicare spazi e
visibilità comune nei confronti di Roma e del Nord.
Un Senato delle Regioni continua a mancare; una finanza perequativa tra
aree italiane ricche e povere latita tuttora. Se perde questo non e un
evento dal sapore finalmente federalista. non sapremmo in che cos'altro
questo modello si può incarnare. Si vedrà col tempo,
quando le divergenti esigenze elettorali metteranno a dura prova l'asse
Napoli Palermo oggi avviato, quanto respiro di prospettiva
conserveranno i buoni propositi odierni; ma che siano in ogni caso
benvenuti.
Chi scrive non ama la Lega Nord e la percepisce, come molti da queste
parti, come volutamente urticante nei confronti delle nostre tradizioni
e della cultura che il Sud esprime.
Onesta intellettuale vuole pero che si riconosca alla nota prontamente
emessa dai senatori bossiani, a commento di questa giornata partenopea,
la sua parte di venità e al tempo stesso si distingua. Gli
studiosi che seguono da anni questi temi sanno infatti bene (e i
lettori di più lunga memoria lo ricorderanno) che anni la furono
prima la Fondazione Agnelli e poi più decisamente Gianfranco
Miglio, col suo "Gruppo di Milano", ad immaginare la scomposizione e
riaggregazione dell'Italia in poche macroregioni, ciascuna col suo
parlamento, con un governo, un presidente e via attribuendo apparati e
funzioni.
Oggi non siamo per fortuna a questo e bisogna stare attenti a marcare
le differenze con quell’idea e coi progetti che ne derivarono.
Non siamo insomma al derby Padania contro Borbonia, di cui
all'irridente nota leghista che si è rammentata, con il
sottinteso che – se è entità artificiale la prima
– anche il Regno delle Due Sicilie è stato da tempo
sepolto lungo le strade di una storia che è andata in un altro
modo e se invece si rivitalizza la soggettività meridionale,
anche quella settentrionale può stare bene.
Unita e differenziazione sono in realtà la scommessa di un Paese
che ha superato ormai un secolo e mezzo fa, sul piano politico e
istituzionale, la sua precedente frammentazione. che era all'epoca
divenuta insostenibile.
Oggi al contrario non potrebbero essere compresi il centralismo e
l'uniformità forzata che appiattisce, ma ecco il punto
chiave ugualmente non si può proporre, se vogliamo
salvaguardare livelli omogenei di diritti civili c sociali diffusi su
tutto il territorio nazionale, un orizzonte di promozione
dell’egoismo territoriale, cioè una competizione senza
raccordi e senza solidarietà.
Se e chiaro il quadro d'assieme, un po’ di sana concorrenza
interna non può tuttavia che far bene all’organismo
sociopolitico complessivo. Al di la di divisioni spesso tutte
politicistiche, molto artificiose e che non possono appassionare la
gente comune. ma semmai e soltanto il ceto che dall'esercizio del
potere trae sussistenza, l’intento di rinvenire e di sostenere un
comune denominatore progettuale tra aree specifiche. pur all'interno di
un quadro d"interessi nazionali che deve restare saldamente presidiato.
e uno di quei momenti in cui la politica parla un linguaggio di
verità e di coraggio.
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