Se facciamo un confronto con i movimenti autonomisti della Catalogna,che è la regione nord orientale della Spagna che si affaccia sul Mediterraneo,di fronte alla Sardegna ed ha come capoluogo Barcellona, possiamo trovare la corrispondente nelle Due Sicilie,proprio con il movimento autonomista siciliano.
Nelle Due Sicilie post unità in realtà non si è
mai sviluppato un movimento centrifugo da Roma così forte.
Il Parlamento spagnolo invece ha approvato una legge che darà
quasi piena autonomia alla regione catalana, di fronte alla quale la
Devolution di bossiana memoria fa sorridere.
Eppure, se andiamo ad analizzare gli elementi di questa forte autonomia
catalana,ci accorgiamo che molti dei suoi presupposti (la forte
caratterizzazione etnica,la storia nazionale,la lingua) li ritroviamo
nelle Due Sicilie molto di più, che non nella Padania.
Le Cortes spagnole hanno approvato una legge darà un'ampia
autonomia fiscale,infatti la Catalogna potrà raccogliere
direttamente il 50% delle imposte e dell'Iva riscosse. Inoltre
avrà autonomia in materia di Giustizia,entreranno in vigore dei
codici in materia penale,civile e amministrativa autonomi ed anche la
Polizia sarà diversa e autonoma. In materia linguistica il
catalano sarà la lingua ufficiale e prevalente anche nella
pubblica amministrazione. A chi sia capitato di visitare
Barcellona,avrà sicuramente notato che già da tempo la
segnaletica e la toponomastica è in castigliano,lo spagnolo
ufficiale, e in catalano.
Mi chiedo se questo non sia un modello valido per le Due Sicilie.
Ottocento anni di storia come nazione indipendente,una forte coscienza
di Nazione, una Cultura millenaria. Cosa ci manca? La classe politica
innanzi tutto!
Se Bossi è riuscito dal nulla a fare quello che a fatto,fondare
un movimento,trasformarlo in un partito politico,prendere una milioni
di voti e andare al governo,in un tempo relativamente breve. Come mai
non si è riusciti a fare lo stesso nel meridione,dove c'è
sempre stata una cultura di nazione,una storia importante e soprattutto
dove si è dovuto subire per 150 anni una spoliazione a tutti i
livelli,che hanno portato questo ex Regno ad una arretratezza da paese
da terzo mondo?
Si è sempre subito in silenzio o quasi;sono state poche le voci
fuori dal coro,si è preferito emigrare lasciare il suolo
natìo. Si è preferito abbandonare quelle terre
perché la lotta appariva impari. Si è lasciato tutto,non
nelle mani di uno stato rapace,capace solo di prendere,ma nelle mani
della delinquenza,che tutto amministra e tutto gestisce.
Una forma di autonomia,magari alla catalana,con una bella dose di
liberismo: una tassazione privilegiata,”flat tax” al 10%
sul modello di Cipro o dell'Irlanda,uno stato meno invadente,ma con una
presenza forte sul fronte delle infrastrutture,per dare un senso ed uno
sviluppo alle “cattedrali nel deserto”,forte controllo del
territorio, in modo da creare le condizioni per un interscambio
commerciale e per rilanciare l'industria. Con questi presupposti si
creerebbero le condizioni per attirare capitali stranieri.
L'industria che Dio ci ha donato: il turismo è in flessione. Da
un recente studio della UE, l'Italia è scesa dal secondo al
quinto posto tra le mete turistiche del continente,superata da Spagna e
Grecia. Pensate a quanti miliardi di euro sono andati in fumo,a causa
del basso livello di servizi e dei prezzi alti. I turisti stranieri ed
italiani preferiscono andare all'estero,dove spendono meno ed hanno un
servizio migliore.
Potrebbe essere questa una ricetta per rilanciare il meridione,una
piattaforma europea, strategica sul mediterraneo, ponte che unisce est
ed ovest e i paesi del bacino?
Ai posteri l'ardua sentenza!
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