Ringraziamo l'autore per averci inviato questo scritto che pubblichaimo volentieri. Non abbiamo le competenze tecniche per valutare il contenuto dell'articolo, ve lo sottoponiamo nello spirito che anima questo sito: offrire materiali per la conoscenza del paese meridionale.
Buona lettura e tornate a trovarci.
Spreco infinito di denaro pubblico:
lungo i fiumi di Basilicata (e d’Italia)
di Nicola Bonelli
Stimolato da un articolo
comparso su “
Sono soldi stanziati dal
C.I.P.E.. Fanno parte di un fondo di 25 milioni di euro, destinato,
da apposito “Accordo di Programma
Quadro” del luglio
Ho esaminato i due
progetti, redatti dall’ing. Antonio
Losinno ed approvati dall’ing. Donato Grieco, dell’Ufficio
Infrastrutture e Difesa del suolo di Matera; con la supervisione del Dirigente
generale ing. Aniello Vietro.
Conosco lo stato dei luoghi e posso dire che entrambi gli interventi potrebbero
essere realizzati a costo zero per
Torrente S. Nicola - Delibera n. 1547/05 – Lavori di ripristino officiosità idraulica
del torrente S. Nicola, in agro di Nova Siri, secondo intervento, importo 330 mila euro – approvata nella
seduta del 18.07.2005 (presenti tutti gli Assessori, assente il Presidente Vito De Filippo). L’intervento riguarda
il tratto medio del corso d’acqua, a partire da tre chilometri a monte della ss
106. Vi è prevista l’apertura della sezione di deflusso (“savanella”) – per una
larghezza di
a) l’obiettivo che si
propone è il “ripristino dell’officiosità idraulica”, ma tra i suoi elaborati
non esiste uno straccio di verifica della portata idrica. Non si comprende
perciò da dove scaturisca il dimensionamento proposto della sezione di deflusso:
140 mq. Sezione che – con la
pendenza longitudi-nale propria del 2%, e con un tirante idrico di
b) da notare, inoltre, che
il tratto terminale del torrente – compreso tra la s.s. 106 e la foce:
c) il torrente in esame è
una tipica fiumara calabra: un greto con tanta ghiaia ma senza una goccia
d’acqua; ghiaia depositata in modo uniforme per lungo e per largo e non
accumulata – come dice il progetto – “in
notevoli depositi, che deviano il flusso idrico” (che non esiste) “e provocano consistenti erosioni”
(anch’esse inesistenti); e soprattutto non è affatto vero che “l’attività erosiva sta interessando anche
un attraversamento viario di grande utilità… per cui si è reso necessario
intervenire”. Il ponte dell’unica strada che attraversa quel tratto di
torrente – una strada poderale larga
Ed allora nasce il dubbio: ma l’obiettivo è veramente la regimazione del S. Nicola o piuttosto il materiale inerte ivi disponibile in abbondanza? Pensando poi agli altri 170 mila mc asportati nello stesso tratto, con un intervento precedente (Delibera. n. 1388 del 2002), al dubbio subentra la certezza. Comunque, non ci sarebbe niente di male, specie se si considera l’oggettivo e pressante fabbisogno di inerti. Se servono gli inerti bisogna pur trovarli da qualche parte. Quindi, ben vengano dal S. Nicola; specie se la soluzione è compatibile, come nel nostro caso, con la tutela ambientale. Niente di male, purché le cose si presentino col loro nome. E qui si tratta di “estrazione di inerti” e non di altro.
Il punto della questione
però è un altro. La cosa assurda di questo intervento (e di quello realizzato
in precedenza) sta nel fatto che
Ma quale investimento per la difesa del suolo. Qui si tratta di un concorso a premi alla Bonolis, con tanto di Pacco-dono messo in palio. Pacco ricco nel contenuto ed elaborato nella fattura. Per confezio-narlo c’è voluto lo sforzo congiunto di: geol. Franco Vaccaro; geom. Vincenzo Pascale; geom. Antonio Nella; geol. Claudio Berardi; ing. Antonio Losinno; ing. Donato Grieco; riunitisi in Conferenza di servizio il 13.05.2005. E poi c’è voluta tanta carta per confezionare un progetto: im-provvisato(a), approssimativo(b) e menzognero(c).
Il materiale di cui sto
parlando è lo stesso che si trova in tutti i fiumi lucani: idoneo alla
produzione di inerti; richiesto dagli impianti del settore; oggetto delle
concessioni estrattive di competenza del Dipartimento Ambiente. Il quale ne
autorizza di norma (legge reg. n. 12/79) la rimozione, con la medesima
motivazione dell’officiosità idraulica, ma a condizioni completamente diverse:
il materiale viene ceduto in sito;
L’altra discordanza, fra i
due Dipartimenti, sta nelle quantità di materiale trattato: il Dipart. Ambiente
lo concede in quantitativi irrisori e concessioni “virtuali”, osteggiando le
richieste reali con cavilli pretestuosi ed alzando il canone alle stelle; il
Dipart. Infrastrutture invece lo cede in quantitativi abbondanti. Difatti,
mentre il primo ne ha autorizzato, nei
Concludendo (in soldoni), con l’apertura della cava
“S. Nicola” – sommando ai 427 mila
euro del primo intervento (delibera n. 1388 del 2002) i 330 mila del secondo, ed aggiungendo 155 mila euro, per il valore di 310
mila mc. di materiale –
Fiume Basento - Delibera n. 1546/05 - Lavori di sistemazione idraulica del fiume Basento, in agro di Calciano-Grassano, importo 250 mila euro – approvata nella seduta del 18.07.2005 (presenti tutti gli Assessori, assente il Presidente Vito De Filippo).
Qui la questione è più complessa e lo spreco molto più grosso. Per capire la vera causa dell’attuale situazione di degrado – compreso il crollo della gabbionata che si intende ricostruire con questo intervento – bisogna conoscere la storia decennale di abusi ed omissioni degli uffici preposti: abusi sanciti da una sentenza del Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche. Vediamo intanto le incongruenze del progetto, e le madornali contraddizioni tra questo e quello del S. Nicola:
a) l’intervento viene
presentato per sistemazione idraulica, ma non lo è. “Sistemazione idraulica” o
“officiosità idraulica” che dir si voglia, vuol dire innanzitutto ripristino
della sezione di deflusso, cui si aggiungono le opere per il governo delle acque
e per la difesa delle sponde. Di solito si interviene per tratti consistenti
(per chilometri) e soprattutto nell’ottica della prevenzione. Nel nostro caso
invece si guarda soltanto al rifacimento di due brevi tratti di gabbionata, per
complessivi
b) stranamente, gli “accumuli di deposito alluvionali”, chiamati in causa nel torrente S. Nicola (dove sono inesistenti), vengono completamente ignorati nel fiume Basento; dove invece sono vistosamente presenti e formano la causa del crollo della gabbionata in questione; crollo che nel progetto viene invece addebitato ad un improbabile “raggiro dell’onda di piena”. Di conseguenza non sono previsti né il ripristino della sezione di deflusso, né l’asportazione di materiale dall’alveo. Guardando i luoghi, mi chiedo: che non abbiano scambiato i due progetti?.
c) riassumendo:
l’intervento prevede la ricostruzione di
Concepito così, questo intervento sul Basento può definirsi, è vero, “un investimento”. Ma non certo “per migliorare la stabilità geologica del territorio”, come si sostiene nell’articolo, ma solo per produrre futuri appalti: è uno spreco finalizzato allo Spreco.
Quanto alla menzionata
storia di abusi ed omissioni, è una storia abbastanza nota, peraltro raccontata
a puntate anche da “
Consiglio in particolare l’articolo “La difesa del fiume Basento” dell’1 aprile 2000, dove si racconta delle “sistemazioni fluviali fantasma” e dei famigerati Fondi FIO, 8.000 miliardi di lire (stanziati anche quelli dal CIPE negli anni 80 e distribuiti in tutta Italia nel periodo della Tangentopoli Nazionale), di cui 528 miliardi di lire furono “sistemati” lungo i fiumi lucani. E si racconta anche del primo ciclo di costruzione della gabbionata del Basento: costata allora 15 miliardi di lire; realizzata soltanto per metà; collaudata due volte la stessa metà; e pagata per intero. Altri spunti di riflessione si possono trovare sul sito: https://xoomer.virgilio.it/fontamara.
Inoltre, è consultabile,
presso la presidenza e tutti gli assessorati regionali, un mio dossier datato 24
maggio 2003 – Denuncia di pericolo e
proposta di intervento – in cui denunciavo per l’ennesima volta la presenza
degli “accumuli alluvionali” nel
Basento, e del loro effetto nefasto sulle sponde, ricordando che sin dal 1998
avevo proposto, con regolare istanza (13.08.1998) corredata di progetto, un
intervento di manutenzione idraulica – a costo Zero per
A quel tempo l’opera era scalzata ma ancora integra. Bastava intervenire allora e sarebbe stata salva. Il valore dei 200 mila mc di materiale utilizzabile – quantitativo questo che, visto nel Basento, è pochissima cosa rispetto ai 310 mila mc decisi d’ufficio nel torrente “S. Nicola” – avrebbe non solo compensato l’onere per la movimentazione di materiale in loco (per consolidare l’opera) ma avrebbe procurato anche una notevole entrata alle casse regionali.
Ma non è andata così. L’ufficio Infrastrutture di Matera (allora Ufficio Territorio) con provvedi-mento del 12 gennaio 1999 respinse la mia proposta d’intervento, senza entrare nel merito e senza valutarne il contenuto. Ed ha continuato a ignorare quella situazione di pericolo, nonostante gli articoli di stampa e i ripetuti solleciti di Prefettura e Provincia di Matera, e dei Comuni di Calciano e Grassano: vedi dossier.
Sul citato Atto di rigetto, del 12/01/1999, si è poi pronunciato il Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche – con sentenza n. 8/05, resa in data 17 novembre 2004 e pubblicata il 21 gennaio 2005; e notificata al Presidente pro tempore della Regione Basilicata, in data 2 marzo 2005 – definendo tale provvedimento: “illegittimo… e fondato su una disposizione di legge riportata in termini erronei e fuorvianti, e quindi in violazione della norma stessa”.
Una sentenza che pronuncia una condanna gravissima di cui sarebbe utile, anzi doveroso – trattandosi di un Tribunale della Repubblica Italiana – prendere atto e porre mano alle ingiunzioni disposte. Entrando nel merito della questione, il Tribunale delle Acque dice tra l’altro: “…gli stessi accertamenti operati dal CTU pongono in evidenza l'esistenza di situazioni di oggettivo rischio idraulico: gabbionate danneggiate, presenza di depressioni al piede delle stesse, necessità di risagomatura delle sezioni idriche, erosione delle sponde, formazione di accumuli alluvionali in alveo etc.”. Ed ancora:“L'interessata ha presentato la propria istanza…al fine di meglio garantire l’officiosità idraulica; sarebbe stato onere, quindi, dell'Amministrazione… operare, con apposita indagine istruttoria, una verifica atta ad appurare se, in effetti, la situazione di grave pregiudizio idraulico indicata dalla richiedente… fosse o meno concretamente in atto, o se ad essa non fosse, se del caso, motivatamente possibile sopperire altrimenti con maggiore beneficio per l’interesse pubblico.”.
Il
Tribunale delle Acque, insomma, accogliendo il ricorso, ha annullato il citato
provvedimento di rigetto, ordinato il prosieguo dell’istruttoria, e condannato
Tornando al Basento, c’è da
aggiungere che la situazione
di
oggettivo rischio idraulico,
descritta nel menzionato parere del
CTU, era persino nota all’Autorità di Bacino della Basilicata, sin dall’anno
2001. Tanto è vero che nelle mappe del suo Piano-stralcio per
Intanto quegli accumuli alluvionali che ostruiscono l’alveo del Basento, nonostante la loro evidente e conclamata presenza, sono ancora ignorati dall’ufficio Infrastrutture di Matera. Viene da chiedersi: si vuol “trattenere” quel materiale per confezionare altri doni? O si vuol conservare una “fattrice” di crolli ed appalti? O è solo per partito preso contro un imprenditore che insiste per il rispetto di regole e di sentenze?.
Facendo un po’ di conti
nella seconda ipotesi (la più probabile) – e rapportando i 250 mila euro
(previsti per
L’intervento ora approvato dalla Giunta, non è altro che l’inizio di questo secondo ciclo d’affari e di spreco. Ed è anche un bel coperchio sugli abusi, sinora commessi dall’Ufficio Infrastrutture di Matera. Il quale, dopo aver perseguito, e praticamente ottenuto, la distruzione di quell’opera, si appresta ora a gestirne la ricostruzione. Insomma, questa gabbionata – della quale peraltro se ne potrebbe addirittura fare a meno, se in quel tratto di fiume fosse garantita un’attenta e puntuale manutenzione, sia nella pulizia dell’alveo che nella cura della vegetazione riparale – è diventata una vera e propria gallina dalle uova d’oro.
A quanto pare questi
signori sono tutti protesi verso il flusso di risorse in Uscita, senza curarsi
minimamente delle possibili Entrate. Anzi fanno di tutto – come nel S. Nicola e nel Basento – per trasformare
una possibilità di Entrata in occasione di Spesa. Non si sa il perché, ma
stiamo assistendo ad uno strano “conflitto d’interessi”: interessi contrap-posti
tra l’Istituzione che aspira a migliorare le proprie Entrate, ed i suoi
Apparati, che invece preferiscono attivare
Alla base di tutto questo
c’è l’Allegra Gestione. Voluta, diretta e programmata dal Governo Parallelo, il C.I.P.E., l’allegra
gestione del denaro pubblico – attuata sul territorio nazionale con
l’impiego di strutture sorte ad hoc
(ad esempio le Autorità di Bacino);
spacciando le immense risorse impiegate per “Investimenti”; operando con metodi
spicci, sbrigativi e senza controllo (in emergenza e con somma urgenza) – sta
sfasciando
E allora, quello che andrebbe innanzitutto regimato, arginato e imbrigliato, è questo immenso fiume di denaro, che scorre senza controllo e senza ritegno; e che, lasciando in secca ciò che è utile e necessario, straripa e si perde in mille sprechi finalizzati a sé stessi; ed in mille “operazioni” (e non opere), che offendono il buonsenso, la morale e la comune intelligenza.
Con l’avvento nell’esecutivo regionale del Verde Francesco Mollica, era nata la speranza di un’aria nuova. La speranza di una svolta in questa politica dissipatoria delle pubbliche risorse. Politica praticata nell’ultimo ventennio nei nostri sventurati fiumi, e tuttora persistente. Ma la speranza… è sempre l’ultima a morire.
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