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Per noi della Locride, Gerace è il gioiello che dal tempo dei Normanni ad oggi si tramanda in famiglia di generazione in generazione.
Chi dalla marina "sale" verso la rocca viene accolto dalle braccia
degli ulivi solenni e dal sacro profumo del passato, dall'armonia che
fa convivere la vecchia abitazione con la solenne Cattedrale. Il 10
agosto scorso, la luna piena ha accolto gli invitati che sono convenuti
nella bella sala della Sottoprefettura (borbonica), gentilmente messa a
disposizione dal Sindaco, ad ammirare le opere del maestro messinese
Savatore Serio.
Non sono un critico d'arte, ma solo una persona che ama l'arte in tutte
le sue molteplici manifestazioni. Da osservatrice disarmata, passando a
guardare un quadro dopo l'altro ho sentito il suono di antiche campane
e all'improvviso ho trovato, dentro di me, l'anima dei miei avi da
tempo defunti, della gente che è vissuta negli antichi borghi,
il sapore acre della mia terra distesa al sole tra le interminabili
marine del Mar Jonio e le coste accidentate del Tirreno.
A Gerace anche le rondini raccontano del passato, e le tele di
Salvatore Serio fanno loro eco. Vascelli, golette, brigantini, vapori
postali, navi da guerra e navi mercantili riscrivono un mondo antico e
ignorato, cantano la loro defunta presenza sul ritornello dell'onda
marina, che va e che viene.
Mi pare di vivere nel sogno.
Vedo un popolo forte, un popolo ricco, un popolo che lavora, uno stato
potente. E' il nostro popolo meridionale. La musica giovanilmente
assordante che sale da Piazza del Tocco mi sveglia di soprassalto e mi
riporta alla realtà. E allora prendo coscienza delle cose: i
Borbone non erano ignoranti, non erano pigri, non erano degli stupidi
tiranni, come dettano i maestri di scuola. In tre sole parole, i
Borbone non erano "borbonici".
Il mondo vinto, stanco, dimentico di essere e di essere stato, che
viene dai giornali, dalla cattedra, dalla televisione è un falso
storico. Chi ci ha conquistati e sottomessi nega la nostra storia. E
negando a noi il fatto di "essere stati", nega sé stesso, la
propria grandezza. L'imbroglio sabaudo e garibaldino pesa
incredibilmente sulla storia degli Italiani, ne offusca la grandezza
per un vergognoso calcolo economico.
Dalle opere di Salvatore Serio riemerge un mondo sconosciuto a noi
meridionali e a tutti gli italiani. I suoi dipinti, romantici e
nostalgici, come li ha definiti lo studioso dell'arte meridionale,
Gianfrancesco Solferino, mostrano uno spaccato di storia vera, non
falsificata dall'ideologia del potere sabaudo.
E aggiunge Solferino: la nostalgia che traspare dalle sue opere non
è sterile, non è fine a sé stessa. Vuole essere
uno sprone a ritrovare il mondo che ci è appartenuto e che non
riconosciamo più, perché la nostra storia è stata
cancellata.
Oggi, di fronte ai dipinti di Salvarore Serio, c'è proprio da
chiedersi se è vero che le Due Sicilie erano povere, i suoi
abitanti miserabili, rozzi, inetti, e inetti erano i Borbone. Chi
alzava le vele e metteva in moto le macchine in una flotta che contava
centinaia di vascelli e disponeva di una vasta rete di navi postali e
di navi passeggeri, che effettuava le prime crociere da diporto che
siano mai state effettuate al mondo?
La professoressa Mariolina Spadaro, con una elegante prolusione, ha
dissipato le nebbie della storia. Ha detto cose su cui è
doveroso ritornare per riflettere. Festosa la chiusura della
manifestazione con uno splendido buffet offerto dall'Amministrazione di
Gerace.
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Un re definito da Acton "filonapoletano"
La calunnia è come un vernticello (R. Rago)
Risorgimento censurato (S. Gernone)
Abstract della conferenza "E li chiamarono briganti..."
Ricordo di un amico (Cassandrino)
I Borbone non erano "borbonici" (Antonia Capria)
Appunti per uscire dal sottosviluppo (M. Errico, 1977)
Intervista a Carmine Crocco Donatello (2001)
Autobiografia di Carmine Crocco
Coltelli d'Italia (La Stampa 19.05.01)
Interpellanza parlamentare (A. Manna)
"PREZIOSI DELLE DUE SICILIE" Cuono Gaglione
"L'ARMATA DI MARE DEL REGNO DELLE DUE SICILIE" (S. Serio)
I gioielli di casa Savoia (A. Ciano)
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