ANNALI UNIVERSALI DI STATISTICA ECONOMIA PUBBLICA, GEOGRAFIA, STORIA, VIAGGI E COMMERCIO. COMPILATI DA FRANCESCO LAMPATO VOLUME OTTAVO DELLA SERIE SECONDA. Aprile, Maggio e Giugno 1846.
PRESSO LA SOCIETÀ' DEGLI EDITORI DEGLI ANNALI UNIVERSALI DELLE SCIENZE E DELL'INDUSTRIA Nella Galleria Decristoforte SOPRA LO SCALONE A SINISTRA 1846. |
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Banche Dei Credito Mercantile E Del Credito Agrario.
(Art. III.°)
(Vedi i fascicoli di dicembre 1845, pag. 319, e di gennajo p. p., pag. 81).
Banche del Credito Mercantile.
Ora
che, la Dio mercé, sul suolo italiano l'anno costruendosi vie di rapida
comunicazione, ora che sonosi attivati su i nostri mari e su i nostri
gran laghi mezzi di trasporto ad un tempo regolari, celeri ed
economici, è lecito sperare che vada a scomparire l'isolamento tra
Stato e Stato, uno dei più gravi ostacoli allo sviluppo della nazionale
industria, ed all'attenuazione delle gare municipali, nostra piaga
secolare. — Ma tra le condizioni indispensabili ad una industria
florida, non avvi soltanto quella dell'agevolezza, della celerità, e
del buon mercato delle comunicazioni, ben altre avvene, tra le quali
primeggiano l'educazione e l'istruzione popolare, propria delle
diverse classi sociali — e le importantissima istituzioni di credito,
le quali mentre invitano il capitale metallico (frutto sempre del
risparmio dei singoli) ad entrare nella circolazione generale a
vantaggiose e sicure condizioni per il suo proprietario, lo fanno nel
tempo tesso servire ad alimentare, a vivificare, ad estendere le
imprese agrarie, fabbrili e commerciati. E ciò diciamo avendo a cuore
che il lettore si penetri dell'importanza dell'argomento, il quale
sembraci di un alto interesse, ovunque vogliasi efficacemente
promuovere la patria industria sotto qualunque siasi onesta forma (1).
Nei due precedenti articoli parlammo delle basi degli Statuti delle Banche mercantili ed agrarie, che ci parvero più convenire alle nostre particolari condizioni. Ora riferiremo su i pochi stabilimenti di credito esistente nella penisola.
Banco delle Due Sicilie. -— In Napoli, fino all'anno 1604, fu lecito ad ogni negoziante, data cauzione, di aprire pubblico Banco: moltissimi ne furono istituiti, e fallirono. Intanto che si davano licenze ai particolari per cosiffatti Banchi sorgevano di mano in mano Banchi di Luoghi Pii, detti Monti di Pietà, i quali esattamente amministrati ebbero a preferenza la fiducia pubblica, e divennero Banchi di deposito fino al numero di otto. I Monti di Pietà emettevano Cedole di deposito, le quali circolavano come moneta (2); imprestavano sopra pegni di valore, o con sicure cautele, ed il governo. verso. la metà del secolo XVII, cominciò a depositare in questi Monti il denaro della finanza. Pertanto non dipendevano dal governo per l'elezione dei governatori proposti a regolarne l'amministrazione; avevano fondi proprj per il valore approssimativo di 15 milioni di ducati, dai quali traevauo un'annua rendita. Questi fondi che costituivano la sicurezza dei depositi fatti, erano formati dall'utile ricavato dai prestiti, e soprattutto dai legati e donazioni ricevuti. Sommavano gli utili annui oltre 500 mila ducati, dei quali se n'erogavano circa 300 mila (3), in spese di amministrazione, e soprattutto in opere di beneficenza. Le quali cose aggiunte alla sicurezza del deposito, ed alla certezza
(1) L'interesse
dei capitali offerti e ricercati dagli industriali è oggi in Italia
generalmente più elevato che in Germania, in Svizzera, in Francia ed in
Inghilterra. Questa è una delle cause della nostra relativa inferiorità
(n fatto di materiali interessi.
(2) Ebbero nome di Fedi di credito, né si emettevano se non fosse seguito il deposito.
(3) L'eccedente dell'entrate investiva»! in nuovi fondi.
di
non emettere cedole, se il deposito non fosse eseguito davano a tali
Banchi una religiosità radicata negli animi di tutti nel regno (1).
Nell'anno 1794, con legge del 29 settembre, fu ordinato che tutti i sette Banchi allora esistenti (uno essendo già cessato) fossero riuniti in un solo Banco nazionale diviso in sette casse distinte tra loro, ma solidali quanto ai loro fondi. Il governo si appropriò per i bisogni della guerra 28 milioni di ducati ponendo in circolazione altrettante cedole fittizie, le quali perdettero fino al 64 per cento del loro valore nominale. — Nell'anno 1805 fu ingiunto ad una Commissione istituita dal governo il riordinamento del Banco con l'aggiunta di una Banca di sconto, ma per i cambiamenti politici sopravvenuti questa disposizione non fu portata ad effetto. — Nel giugno 1806 valendosi di tutto ciò ch'esisteva, furono istituiti due Banchi, uno reale destinato al servizio della finanza, l'altro dei privati, distinti in quattro casse. Questo Banco dei privati dopo un anno fu abolito. Si unì al Banco reale (detto di S. Giacomo) una cassa in servizio dei privati, cassa che dopo un anno fu pure soppressa.
A servizio dei privati nel dicembre 1808, fu creato in forma di Società di Commercio un nuovo Banco detto Banco Nazionale delle Due Sicilie, ma dopo un anno fu abolito. Si costituì unitamente al reale un Banco solo detto Banco delle Due Sicilie, assegnando il governo in beni stabili una dote di ducati 1,500,000; ma non ispirò fiducia. —Il 12 dicembre 1816, fu dato finale ordinamento ai Banchi, costituendone due tra loro divisi con la denominazione di Banco delle Due Sicilie; uno per i privati, l'altro per il tesoro ed i pubblici stabilimenti. Cassa de' privati il primo, Cassa di Corte il secondo. Fu facoltativo ai privali di fare i loro depositi in qualunque dì queste casse; dove ognuna delle dette casse può ricevere e pagare anche le fedi di credito emesse dall'altra, regolando quotidianamente i conti tra loro, e rimettendo l'una cassa all'altra il debito risultante dai pagamenti delle proprie fedi di credito.
Il capitale metallico la Cassa di Corte lo trae dalla tesoreria, e la Cassa dei privati dai depositi, che questi a mano a mano vi fanno. Il Banco non emette fedi di credito, che per il preciso ammontare dei depositi privati, né emette polizze, se non in quanto rappresentano fedelmente il valore del numerario versato dalla regia finanza.
(1) I depositi erano sempre infruttiferi.
Oltre il ricevimento dei depositi, il Banco non fa altra operazione di qualunque siasi natura. Nell'anno 1818 fu istituita una Casta di sconto con la dote di un milione di ducati anticipati dal regio erario. Questa cassa ebbe un'amministrazione propria indipendente dal Banco, ma fu ultimamente soppressa con danno e con rammarico del commercio.
Ogni cassa del Banco delle Due Sicilie è governata da tre facoltosi possidenti, o negozianti nominati dal re; uno dei tre è il presidente. Tutti i presidenti con un presidente nominato pure dal re formano la reggenza generale, la quale amministra ì fondi del Banco. Il giro dei capitali depositati nel Banco si effettua mediante fedi di credito e polizze: questo giro è grandissimo, né sarebbe possibile notare tutti i passaggi che fa in un anno una fede di credito, passando da una in altra mano, come denaro. Le fedi di credito si cedono alla pari, né vanno soggette a sconto, o ad agio. —Il Banco delle Due Sicilie non pubblica annui rendiconti.
Negli ultimi decorsi anni sì in Palermo che in Messina sono state aperte una cassa per i depositi privati, ed una cassa di Corte per il servizio del regio erario, e dei pubblici stabilimenti. La loro organizzazione ed il loro andamento sono gli stessi che quelli che regolano le congeneri casse esistenti in Napoli. — I ricevitori delle contribuzioni sono tenuti a pagare nelle provincie le fedi di credito, le quali si girano dall'una all'altra mano senza veruna spesa, e senza l'adempimento di alcune formalità.
Da quanto siamo andati notando sembraci chiaramente risultare, che il Banco delle Due Sicilie con le sue casse attivate in Napoli, in Palermo ed in Messina, non è che una Banca di circolazione diretta unicamente ad agevolare in tatto il regno le quotidiane contrattazioni col sostituire al materiale trasporto del numerario quello molto più. facile, comodo e sicuro delle fedi di credilo, che esattamente ne tengono le veci.
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